Qualche giorno fa Rocco Commisso è intervenuto nel corso di una trasmissione radiofonica fiorentina e ha rilasciato diverse dichiarazioni buone per far campare un paio d’anni tutte le testate giornalistiche fiorentine.

Punto primo: lo stadio.

“Se non vi piace il verbo demolire diciamo che va rifatto completamente. Va messo a norma Uefa, alzandolo a 40 metri, e per farlo va spostato. Dicono che sia un bene da tutelare, ma io voglio tutelare i miei tifosi. Se vogliono farlo a modo loro, che tirino fuori i soldi dal Ministero, Franceschini i soldi li ha no?” Una battuta evitabile. Non per il fioraio o il barista del bar Marisa ma per il Presidente della società che vorrebbe costruire il suddetto stadio si. Tanto più che a Roma, in questi giorni, il Mibact è chiamato a dare il suo parere sul Franchi.

“Senza stadio sarà impossibile competere per grandi traguardi. Fatturiamo 85 milioni, come possiamo sfidare chi ne fattura 400 o 500? Io già ho alzato il monte ingaggi, nonostante il Covid ci abbia fatto perdere un sacco di risorse”, affermazione quest’ultima veritiera e pienamente comprensibile. Sarebbe stato meglio mentire dicendo che ci saranno investimenti economici forti anche senza il nuovo stadio? Qualcuno ci avrebbe creduto? Tanto qualcuno che avrà da ridire si trova sempre quindi tanto vale dire la verità. Quel che è certo è che la battaglia tra Rocco Commisso e la burocrazia italiana prosegue e per adesso la seconda sembra essere in vantaggio.

Secondo punto: "Ho sentito tante falsità sulla Fiorentina, come quella che io interverrei sulle decisioni di Pradè. In futuro voglio usare un altro sistema: comincerò a dare privatamente cartellini gialli e rossi ai media, e quando apriremo il nuovo centro sportivo qualcuno non potrà entrarci. Siccome il Viola Park è un'area privata, uno per entrare deve essere legittimato... Il mio rapporto con i giornalisti è cambiato, sono molto deluso per come hanno trattato la mia Fiorentina. Ritengo che i tifosi la pensino come me”.

In questo secondo punto Rocco mi fa quasi tenerezza. Anche chi scrive ha sentito falsità sul suo conto, figurarsi il nuovo proprietario di una società nella cui città lo sport preferito è “ragionare perché ci s’ha la bocca per farlo” senza sapere minimamente di cosa si parla. Probabilmente se Commisso avesse acquistato l’Udinese o il Sassuolo sarebbe stato diverso. Ma è anche vero che le due società citate solitamente fanno fatica a riempire lo stadio, cosa che a Firenze accade con meno frequenza.

Inoltre lamentarsi delle voci e delle dicerie è una cosa da “bischeri”. Quelle fanno parte del grande gioco della comunicazione. Certo, il gioco della comunicazione è triste, squallido e, invece che alla verità si basa sul sensazionalismo. Non importa che la notizia sia vera o falsa, quello che conta è che possa far vendere il giornale o cliccare sulla notizia di quel determinato sito. Ma queste cose se le so io sono certo che le sa anche Commisso. Poi, anche nel giornalismo, come in tutti i mestieri, ci sono i professionisti ed i cialtroni ma minacciare cartellini gialli e rossi in vista del Viola Park (che più di un centro di allenamenti sembra il nome di un parco giochi con Castrovilli a fare gli elastici sul filo sospeso e Ribery a saltare dentro il cerchio infuocato) è un bell’autogol anche perché quei giornalisti da lui indicati poi continueranno a scrivere della Fiorentina e ad influenzare i pareri dei tifosi che si sa, sono decisamente volubili. Si va, infatti, dall': “evviva il nostro nuovo Paperon de’Paperoni americano che ci toglie dalle grinfie di Della Valle che non spende”, al “Rocco bello il centro allenamenti e il progetto dello stadio ma bisogna spendere di più per i giocatori”.

Se un Presidente dovesse star dietro a stampa e tifosi non potrebbe fare il Presidente.

Dal canto loro, l'Associazione Stampa Toscana e il Gruppo toscano Ussi, attraverso i loro presidenti Sandro Bennucci e Franco Morabito, hanno espresso grande sorpresa per le espressioni sul conto dei giornalisti manifestate dal presidente della Fiorentina, Rocco Commisso. "E' comprensibile che Commisso possa ritenersi amareggiato per i risultati, sul campo e fuori, che fin qui non sono stati quelli auspicati, ma non è generoso, soprattutto da una persona di successo come lui, ritenere che tutti i mali stiano nei commenti dei giornalisti che propone addirittura di dividere in buoni e cattivi. Ast e Ussi ritengono che nelle parole di Commisso ci sia stato un forte carico di amarezza andato oltre la sua volontà, fra l'altro, par di capire, avendo messo insieme il punto di vista di chi esercita questa professione con il pensiero libero dei tifosi riportato, senza filtri, in alcune rubriche a loro dedicate".

Da qui l'invito al presidente della Fiorentina a "valutare la situazione con maggiore serenità, manifestando anche la disponibilità a un incontro chiarificatore, per poter allontanare nubi e malumori e andare avanti nel modo migliore in un momento reso assai difficile dal Covid e carico di speranze nel tentativo di rilancio della squadra affidata ora a Cesare Prandelli".

Mi è sembrato giusto, anche se non sono un giornalista ma piuttosto uno scribacchino, riportare la posizione della controparte. Ma giusto per dovere di cronaca perché bisogna sentire entrambe le campane. Però, ecco, ora che il Presidente di una società di Serie A debba “chiarire” con la stampa come se avesse litigato con la fidanzata mi fa pensare che siamo arrivati decisamente in basso.

"E sticazzi" come avrebbe detto il compianto Gigi Proietti, forse sarebbe stato eccessivo però, insomma, come detto precedentemente, se uno ci sta troppo dietro perde la testa. Per cosa poi? Mettere tutti d’accordo non è possibile e neanche auspicabile. Il buon Pallotta in quel di Roma aveva tre, quattro, radio private che buttavano continuamente fango sulla società giallorossa. Anche quando guidati da Di Francesco arrivarono in semifinale di Champions League. Figurarsi la Fiorentina.

Ma scusatemi, come mio solito ho divagato. Punto tre: “Nella mia vita ho sempre seguito una filosofia quella della meritocrazia. Beppe (Iachini) nella scorsa stagione ha tenuto una media di quasi 1,50 punti a partita, in linea con quella della Fiorentina degli ultimi anni. Ci ha salvati, ha fatto bene, era giusto dargli un’opportunità. I miei dirigenti hanno lavorato per farsi trovare pronti in caso di un cambiamento ma non c’erano garanzie di miglioramento. Ho sentito parlare di Juric, ma non c’era certezza che avrebbe fatto meglio di Iachini. E che dovevo fare? Prendere un altro allenatore e poi cambiarlo dopo poche partite. Così ci saremmo ritrovati con quattro allenatori da pagare”. A parte che questo è successo comunque anche in questo caso una risposta più diplomatica e senza troppi dettagli sarebbe stata preferibile.

Basta guardarsi intorno per capire come parlare troppo non sia sempre sinonimo di scelte felici. A Torino, sponda Juventus Andrea Agnelli ha parlato solo in occasione del 3-0 a tavolino della gara con il Napoli (e anche in quell’occasione non ha messo tutti d’accordo, anzi), Suning se ne sta nelle retrovie mandando avanti il giovane Zhang, il Presidente del Milan ancora non si è capito chi è quindi figuriamoci, e il buon Percassi da Bergamo parla con i fatti più che con le parole. Poi ci sono Lotito e De Laurentiis. Loro parlano molto, alle volte a sproposito. Sono degli istrionici personaggi dello spettacolo e non riescono a non stare al centro dell’attenzione.

E tu Rocco? A chi sceglierai di assomigliare?